Lectio Divina
Lc 24,13-35
Cristo è risorto! È veramente risorto, alleluia! È questo l’annuncio di gioia, di pace, di speranza e di fede che il cristiano, radicato nella certezza che Cristo risorto non muore più, deve testimoniare sempre ai fratelli bisognosi di ricevere questo messaggio, che è un messaggio di salvezza. Meditando la Parola di questa III Domenica di Pasqua, ...
è questa consegna che il Signore ci dona, non solo in questo Tempo Pasquale, ma sempre, perché per il cristiano ogni giorno possa essere un “kairos”, cioè un tempo di grazia, il momento opportuno e favorevole per testimoniare, per annunciare, per portare la notizia che Cristo è il Vivente, è vivo ed operante in mezzo a noi suoi discepoli, a noi che professiamo la nostra fede in Lui e che dunque fondiamo la nostra vita, la nostra quotidianità, nella certezza che “il Signore è alla nostra destra e non possiamo vacillare”. La Risurrezione di Cristo è la garanzia della vittoria della vita sulla morte, è la certezza di un Dio che non abbandona i suoi figli, è la speranza di un Padre che cammina con noi, che ci accompagna lungo la strada della nostra vita fatta di gioie e di speranze, di cadute e debolezze, di dubbi ed incertezze. Ma il Risorto si rende vivo ai nostri occhi nella Chiesa, nella Parola, nei Sacramenti, nel Presbitero che in Persona Christi spezza per noi il Pane eucaristico, nell’Adorazione, nel Popolo dei fedeli, perché tutti noi che crediamo in Lui, possiamo partecipare sempre più, con la nostra fede, alla Risurrezione di Cristo vivendo già noi stessi da “risorti”. I due discepoli in cammino verso Emmaus, hanno saputo farsi testimoni di un Cristo vivo, solo dopo aver sperimentato la Presenza di Gesù, riconoscendolo nello “spezzare in pane” e provando una gioia grandissima nell’ascoltare come spiegava loro le Scritture. L’esperienza di Cristo risorto, che viene a tirarci fuori dalle catene degli inferi, l’abbiamo provata tutti e possiamo testimoniare con forza la gioia di quell’incontro con il Vivente che ha cambiato la nostra vita, mutando il deserto dei nostri cuori in una sorgente di acqua viva, facendoci sperimentare la grazia di risorgere dalle nostre morti, interiori ed esteriori. Ma quell’incontro con il Risorto, non si è fermato a quel momento, così come Gesù non è il Salvatore di 2000 anni fa, perché Egli è venuto per dare la vita a tutti “fino alla fine del mondo”, ed anche noi se siamo risorti con Lui, dobbiamo donare l’ardore di quel primo incontro con Gesù, un ardore che nessuna sofferenza, debolezza, scoraggiamento, paura può e deve fare spegnere perché, la certezza che Cristo venuto a salvarci, non ci abbandona ma ci è compagno di viaggio, deve fare di noi dei discepoli non con il volto triste, ma dei discepoli missionari, che nonostante le difficoltà del cammino della vita, guardano sempre verso il Sole della Risurrezione che non tramonta mai: la Mensa Eterna. Accogliamo la presenza del Signore in noi e attorno a noi e sforziamoci di cercarlo e di riconoscerlo sempre, anche quando “ci sentiamo impediti”, perché è Lui la nostra forza, è Lui la nostra àncora, è Lui il nostro tutto, è Lui il Principio e la Fine. Chiediamo alla Vergine Maria di aprire i nostri occhi alla luce della Divina Volontà, perché possiamo liberarci sempre più dall’impedimento della nostra volontà umana che ci ostacola nel riconoscere Gesù vivo ed operante nella nostra vita. Sia questo il nostro impegno, per vivere in grazia la nostra chiamata, portando a chiunque ci incontra la gioia di camminare nella Luce della Risurrezione.