15:Feb

Lectio VI Domenica del Tempo Ordinario - Anno B

 

Lectio Divina

Mc 1,40-45

Abbiamo potuto meditare attraverso l’evangelista Marco, nel corso della settimana, i segni e i miracoli che, durante la sua missione, Gesù, attraverso il “tocco dello Spirito Santo” opera tra la gente.

Il ministero di guarigione che Gesù compie nel nome del Signore, ci aiuta a contemplare il cuore misericordioso di Dio, un cuore che non si lascia intimorire dalle apparenze e condizionare dal peccato, un cuore sempre pronto ad accogliere tutti per donare la salvezza e risvegliare nell’uomo la fede in Dio che la ferita del peccato cancella. La Parola che il Signore ci dona in questa VI Domenica del Tempo Ordinario è culmine di queste riflessioni, permettendoci di cogliere l’amore vivo di Dio, quell’amore che si rivela in Gesù, venuto sulla terra per dare pieno compimento alla legge. La lebbra, ai tempi di Gesù, era una malattia, che a causa della sua alta virulenza, causava emarginazione in colui che affetto, veniva dichiarato dal sacerdote, “l’impuro”, e per questo, la legge giudaica prescriveva che sino alla sua completa purificazione o guarigione, egli doveva stare fuori dall’accampamento, lontano cioè dal luogo in cui si svolgeva la vita del popolo Israelita e dove dimorava la “Tenda del Signore”. L’esclusione dalla vita sociale, morale, culturale e religiosa del tempo, per il lebbroso, sicuramente era la ferita più dolorosa da tollerare, oltre quelle causate dalla malattia, conducendolo nel pieno del suo dolore, a “gettarsi ai piedi di Gesù” per chiedervi salvezza. Gesù legge nel cuore dell’uomo, provando compassione, cioè calandosi nei sentimenti di quell’uomo e, nel tendere la sua mano allevia già, con la condivisione delle sue emozioni, quella ferita sanguinante, acconsentendo, alla sua completa guarigione: “Lo voglio, sii purificato!”. L’amore di Gesù, che abbatte il muro dell’apparenza, ci dimostra che non c’è peccato per il Signore che possa costituire un ostacolo alla sua opera salvifica e redentrice, a testimonianza che Lui non si scandalizza dinanzi alle nostre infermità e debolezze e confermandoci che egli è venuto non per abolire la Legge, ma per darvi pieno compimento mediante l’amore! Gesù non smentisce il suo mandato, che non si oppone alla Legge consegnata ai nostri padri, invitando l’uomo guarito a presentarsi dal sacerdote a “testimonianza della sua guarigione”. Comprendiamo quanto questa Parola sia attuale, portandoci a riflettere sull’importanza di vivere nella purezza della Legge di Dio che conduce alla salvezza contrariamente all’azione distruttiva del peccato che emargina l’uomo dal coltivare una vita spirituale e, facendo radici sempre più profonde, genera in lui “tumori” profondi che inevitabilmente allontanano da Dio, creando l’inganno, il dubbio (che viene dal maligno) di non essere degni di ricevere il perdono e la misericordia del Signore. Allargando lo sguardo alla società in cui viviamo, siamo coscienti delle tante piaghe morali da cui l’uomo è affetto, che gli impediscono di vivere una piena comunione sacramentale col Signore proprio perché contrarie alla legge morale della Madre Chiesa. Pensiamo alle coppie divorziate, alle coppie di fatto, agli omosessuali, a tutte quelle situazioni in cui la ferita del peccato ha lacerato il cuore dell’uomo rendendolo diviso. La Parola di oggi, e soprattutto la figura di Gesù, ci insegna a guardare a tutto e a tutti, imitandolo in pienezza, avendo in ogni situazione, la mano tesa, non per puntare il dito verso il fratello, giudicandolo, ma per aiutarlo, accoglierlo, portando lo sguardo di Gesù che “toccando” risana, donandoci occhi nuovi che sanno guardare alle nostre debolezze con gli occhi della fede, ravvedendoci dai nostri errori, riprendendo la strada della purezza, della correttezza morale, del perdono verso se stessi e verso coloro che ci hanno ferito e che sono stai causa di “lebbra”. Il tocco salvifico di Gesù verso il lebbroso, voleva donare a quell’uomo la guarigione vera, quella della conversione, del comprendere, che al di là, del miracolo fisico, la sua vera lebbra era la mancanza di fede in un Dio che ha bisogno di essere annunciato e proclamato, non con le labbra, ma col cuore, con la testimonianza della vita, come ci insegna san Paolo, spronandoci ad essere imitatori di Cristo per donare salvezza. Ringraziamo il Signore per questa Parola che ci scuote e ci mette in discussione e chiediamo perdono se spesso siamo stati o siamo, come cristiani, cioè come discepoli di Gesù, tutti, laici, religiosi, consacrati, di scandalo verso i più deboli che non abbiamo saputo accogliere col cuore di Gesù, irrigidendoci nell’applicazione della legge morale basata solo sulle apparenze. L’esempio del Santo Padre, del suo operato, ci insegna, seguendo “la Legge del Signore” a donare il cuore di Gesù, conducendo i fratelli a camminare nella Chiesa, per la Chiesa e con la Chiesa. La Vergine Maria ci ricolmi del suo amore per poter essere mani tese che portano coloro che non conoscono l’amore di Dio a suo Figlio Gesù.

Ultima modifica il Venerdì, 20 Febbraio 2015 09:07
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