Lectio Divina
Lc 24,35-48
Immersi nel pieno del Tempo Pasquale il Signore ci chiama ad essere testimoni sempre più coraggiosi, pronti, attivi, ferventi della sua Risurrezione.
Meditando la Parola che ci viene donata in questa III Domenica di Pasqua, prendiamo sempre più coscienza di come il dono che ci ha fatto Gesù di se stesso trova il suo significato, solo se comprendiamo il senso redentivo e salvifico della sua Passione e Risurrezione. Gesù ha adempiuto “tutte le cose scritte su di lui nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi” proprio perché ogni uomo possa, guardando a Lui, ritrovare la piena e perfetta comunione con Dio perduta a causa del peccato. Infatti come si realizza questa testimonianza vera per il cristiano? Annunciando e predicando “a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati”. Sì, per la Chiesa tutta è il tempo della Misericordia! Il Cristo apparso agli apostoli, è il Vivente, è il Risorto, è “proprio Lui, in carne ed ossa”, è bellissimo, pieno di luce: ma Gesù sposta l’attenzione degli apostoli e quindi anche la nostra, a riconoscerlo dalle sue ferite, dicendo: “Guardate le mie mani e i miei piedi, toccatemi!”. Gesù è sì il Risorto, ma Egli è il Misericordioso, Egli è Colui che ha donato la sua vita, perché dalla sua morte, noi potessimo ricevere la sua vita, Egli ha aperto il suo Cuore perché noi potessimo donargli il nostro, Egli ci porta la sua Misericordia, perché anche noi non esitiamo a consegnargli le nostre miserie. La Risurrezione di Gesù ci fa comprendere con pienezza il senso della sua Passione, dell’ora cioè in cui ha patito i dolori dell’umanità, di un’umanità ferita, peccatrice, di un’umanità che attende il Paraclito, cioè la consolazione del Signore, l’annuncio della speranza, della salvezza, della pace. “Perché lasciamo spazio ai turbamenti e ai dubbi?”, non siamo forse noi ad aver sperimentato la grazia della salvezza, della conversione, del convergere cioè verso Cristo, ai cui piedi abbiamo deposto tutti i nostri errori, tutti gli sbagli di una vita da non-risorti? Gesù è il vivente in mezzo a noi, si fa presente Risorto nella luce della sua Parola, nella condivisione di se stesso nell’Eucarestia, nella Riconciliazione perdonando le nostre debolezze umane, nell’amore fraterno, perché allora dubitare? Perché rinchiudersi in una gioia, in uno stupore che sia solo nostro? La Misericordia di Dio non conosce limiti e di questo noi, in virtù del Battesimo che ci fa creature nuove nello Spirito, siamo portatori, rispondendo alla chiamata di Gesù, facendoci cuore di Cristo verso i fratelli che vivono ancora “nell’ignoranza”, nella non conoscenza dell’Amore di Dio. La nostra testimonianza può “aprire la mente di tanti cuori induriti” alle Scritture, alla conoscenza della Parola, alla fonte della vita, al Verbo fatto uomo, a Gesù Cristo, il nostro contributo può aiutare i cuori feriti a ritornare al Padre misericordioso. Il Santo Padre nella Festa della Misericordia ha indetto proprio un Anno Santo sulla Misericordia, avvertendo l’urgenza di far conoscere il perdono di Dio, constatando il bisogno dell’uomo di sentirsi amato di un Amore non umano, di un amore gratuito, di un amore che fa ardere il cuore e ci dice: “Ho pensato spesso a come la Chiesa possa rendere più evidente la sua missione di essere testimone della misericordia. Per questo ho deciso di indire un Giubileo straordinario che abbia al suo centro la misericordia di Dio, con la quale tutti siamo chiamati a dare consolazione ad ogni uomo e ad ogni donna del nostro tempo. Non dimentichiamo che Dio perdona tutto e Dio perdona sempre. Non ci stanchiamo di chiedere perdono” (Papa Francesco).
Rispondiamo con generosità “osservando la Parola del Signore” e spingiamoci con cuore missionario soprattutto verso le periferie, dove si è persa la speranza, dove c’è solitudine, abbandono, povertà spirituale, perché la luce del Risorto è proprio lì che desidera “far guardare le mani e i piedi di Cristo” per annunziare la Pace! La Madre del Risorto e prima testimone della Misericordia, accompagni la nostra missione guidandoci con il suo amore materno perché risplenda nelle nostre azioni tutta la tenerezza di Dio.