14:Giu

Lectio XI Domenica del tempo di Pasqua - Anno B

Lectio Divina

Mc 4,26-34

È davvero intrisa di speranza la Parola che ci accompagna in questa XI Domenica del Tempo Ordinario, una Parola che ...

lascia emergere tutta la tenerezza di Dio per le sue creature, un Padre che non si dimentica dei suoi figli, perché “anche se una madre dovesse dimenticarsi del suo bambino, Egli non si dimenticherà mai, perché siamo disegnati sul palmo delle sue mani (cf. Is 49, 14-16). Con questa certezza e lasciando che il nostro cuore possa riempirsi di questo amore eterno e incondizionato possiamo con la grazia del Signore camminare nella fede, sapendo che la vita vissuta su questa terra, come ci dice l’apostolo Paolo, è un essere in esilio dal Signore; questo atto di fede ci dona la forza necessaria per affrontare la vita di ogni giorno, le gioie e le conquiste, ma anche le sconfitte e tutto ciò che umanamente non comprendiamo, tutto ciò che ci fa tribolare e vacillare nella nostra fede in Dio. Comprendiamo attraverso la Parola con cui il Signore ci parla che, finché viviamo nel nostro corpo sentiremo i dolori che l’essere deboli e fragili comporta, ma riusciamo a sostenere il peso dei nostri affanni proprio perché camminiamo cristianamente volgendo il nostro sguardo al “cielo”, sapendo che tutte le situazioni in cui ci sentiamo così piccoli, indifesi, forse umiliati, non compresi, il Signore le accoglierà donandogli il giusto posto, quel valore che non possiamo e non dobbiamo attenderci dall’uomo, ma solo dal Signore perché il suo Sacro Cuore che abbiamo contemplato venerdì scorso, è un cuore misericordioso, pronto a ricevere tutte le nostre preoccupazioni, per redimerle con la potenza del suo amore. Molto belle le immagini bucoliche con cui il Signore nella sua semplicità parla ai suoi figli, lasciandoci comprendere nella tenerezza del “ramoscello della rigogliosa pianta di cedro” e nella “piccolezza del granello di senape”, l’importanza di mantenersi piccoli, umili, per poter far parte del regno di Dio, perché è proprio la piccolezza la caratteristica e prerogativa fondamentale perché Dio possa lavorare nel cuore dell’uomo, un cuore che si lascia plasmare, coltivare, un cuore, un’anima che si abbandona, che sa morire, perché la mano del Seminatore, possa operare e creare le condizioni per far germogliare, crescere e sviluppare una pianta che oggettivamente è la più bella, proprio perché ha assecondato il ciclo naturale dettato dal Creatore. Si, l’occhio del Signore veglia sul cammino dei giusti, Egli non si dimentica di tutto quello che viene vissuto con questo atteggiamento di remissività, cioè di abbandono fiducioso come bambini nelle braccia del Padre da cui ci si sente custoditi, amati e difesi. Chiediamo perciò al Signore di ricolmarci del dono dello spirito di piccolezza, di umiltà, perché possiamo vivere con l’atteggiamento non di chi vuole compiacere gli altri e riceverne gloria, ma parlando, agendo, muovendoci in funzione di piacere solo a Dio; se ci sforziamo di vivere avendo la certezza di essere sempre avvolti da queste braccia paterne, è sicuro che nel nostro animo siamo infanti, sì, piccoli dinanzi agli uomini ma grandi agli occhi di Dio. Chiediamo perdono al Signore per tutte quelle volte che perdiamo il nostro obiettivo, uscendo fuori strada, sviati da sentimenti di orgoglio e di superbia, volendoci sentire già “piante verdi” e, coscienti di aver dispiaciuto il nostro prossimo e per primo a Dio, ripartiamo sforzandoci di crescere spiritualmente nella fede. La piccola Maria che il Signore ha reso grande, seminando il lei la Parola divenuta carne in Cristo Gesù, l’Albero più bello, ci doni la grazia di saper ascoltare, custodire, meditare nel cuore ogni cosa, sapendo che Dio a suo tempo, colmerà tutte le nostre attese.

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