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20:Set

Lectio XXV Domenica del Tempo Ordinario - Anno B

Lectio XXV Domenica del Tempo Ordinario - Anno B

Lectio Divina

Mc 9,30-37

Anche oggi il Signore ci ammaestra donandoci questa Parola che caratterizza la XXV Domenica del Tempo Ordinario. Notiamo come “l’ordinarietà” di questo tempo liturgico innestata nella Parola di Dio, assuma sempre un significato straordinario ...

ed è proprio di questa “eccezionalità” che il Signore vuole investirci e di cui vuole rivestirci, aiutandoci a conformare sempre più il nostro essere cristiani all’immagine del Giusto: Gesù Cristo. Nel Vangelo di oggi Gesù, insegnando ai suoi discepoli e continuando sulla scia del discorso di domenica scorsa, anticipa e mette dinanzi ai suoi amici ciò che Egli dovrà patire. È un discorso troppo difficile da comprendere per i discepoli, un anticipo che non sono in grado di accogliere perché ancora troppo presi dalle cose terrene, umane … discutono infatti fra di loro chi doveva “essere il più grande”. Gesù è venuto invece per mostrare quale è la vera via attraverso cui raggiungere il Padre: quella della piccolezza, dell’umiltà, dell’obbedienza. Comprendendo e conoscendo il cuore dei discepoli, ancora troppo acerbi e incapaci di comprendere che Gesù non è venuto nel mondo per ostentare l’essere il Figlio di Dio, ma per insegnare agli uomini cosa significasse il vivere da figli di Dio, Gesù stesso lascia loro l’insegnamento della carità, dell’umiltà, del farsi ultimi fra tutti per poter essere “primi non fra gli uomini, ma nel Regno dei cieli”. Lui stesso è immagine del bambino posto al centro, perché tutti potessero guardare a lui imparando a vivere come bambini, che si lasciano condurre con fiducia dalle mani di Papà. Gesù preannunciando la sua fine, delinea l’immagine del figlio abbandonato tra le braccia del Padre, di colui che non sa che farsene del suo io, perché lo ha completamente annullato in Dio, ed è l’esempio di una remissività sì pacifica, di un’obbedienza che attraverso la sofferenza, lo riempie di tutte le maggiori virtù: la giustizia, la pazienza, la mitezza, la magnanimità, il saper perdonare, il non giudicare, la carità. Sentiamo quanto la Parola sia vicina alla nostra umanità e comprendiamo come il Signore ci chieda ancora una volta il distacco dalle “nostre passioni” che rendono il nostro umano vivere inquieto; per far questo Gesù non ci lascia da soli perché sappiamo che il “quel bambino” c’è Lui, che ha saputo farsi piccolo fino alla fine e, sapendo riconoscere la stessa piccolezza in ogni uomo, ci ha dimostrato cosa significhi farsi ultimo fra tutti, perché chi sa rendersi piccolo, sa anche andare oltre l’io dell’altro. È un grande insegnamento quello che ci lascia oggi Gesù, una prova molto difficile da affrontare perché nella nostra umanità sperimentiamo quanto sia difficile annullare l’io dell’altro, sopportare le umiliazioni, le mortificazioni, perdonare le offese, fare il primo passo quando si preferirebbe farne due dietro: ma Gesù lo ha fatto e lo fa con ognuno di noi, con ogni uomo, donandoci la sua misericordia che viene a scovare ed amare la nostra piccolezza e debolezza, anche se celate dalla corazza del peccato e del nostro io. Gesù guarda oltre, guarda con gli occhi del cuore, con gli occhi dell’Amore e viene ad insegnarci questo: continuare a seguirlo, seguire il suo esempio, seguire le sue orme, donare a lui le nostre sofferenze, le nostre difficoltà, perché è proprio nelle prove, nelle nostre debolezze, nella resa del nostro io che acquisteremo la capacità di donarci come Gesù. A Maria affidiamo il nostro cammino, perché sia la sua mano a tenerci sempre vicini al suo Figlio per non cadere, per non inciampare, per non mollare!

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