08:Nov

Lectio XXXII Domenica del Tempo ordinario - Anno B

Lectio Divina

Mc 12,38-44

Domenica scorsa abbiamo meditato nel Vangelo l’insegnamento di Gesù sulla montagna, ...

da dove Egli istruisce la folla e i suoi discepoli attraverso “il tesoro delle beatitudini”, alle quali dobbiamo tendere se vogliamo seguire le orme “sante” del Maestro e di tutti gli uomini e donne che hanno saputo rifarsi alla Parola del Signore, costruendo una vita santa giorno per giorno, ad imitazione di Cristo. Ci accorgiamo come questo anelito alla santità, è un invito che il Signore rinnova continuamente a noi: attraverso la sua Parola, che siamo chiamati ad ascoltare con cuore aperto perché possiamo metterla in pratica senza rischiare di essere o divenire “ascoltatori smemorati”; attraverso la partecipazione quotidiana alla S. Messa in cui possiamo nutrirci del Corpo di Cristo che vivendo in noi, piano piano vuol fare sempre più comunione in noi; mediante l’adorazione eucaristica, perché contemplando il Volto del Signore e specchiandoci in Lui, impariamo a guardarci dentro; attraverso la preghiera personale e comunitaria, che ci aiuta a tessere la relazione con Dio e, attraverso Lui, con i fratelli, sentendoci sempre più membra vive della Chiesa. Anche oggi il Signore, facendoci contemplare il prezioso agire nei confronti di Dio, della vedova di Sarepta nella Prima lettura e poi della vedova del Vangelo di Marco, ci dona una perla da custodire, un seme da far fruttificare, un indicatore da seguire. Comprendiamo quanto sia importante donare e donarsi e l’insegnamento di Gesù ci interroga sulla maniera, sulla “qualità” del nostro donarci al Signore, ai fratelli, nella vita quotidiana. La semplicità, “la povertà” con cui queste vedove, così disagiate, si donano, è davvero una ricchezza spirituale, perché pur coscienti del possedere poco, donano tutto fidandosi solo del Signore. “Quel poco che ho te lo do”. È questa la beatitudine a cui il Signore ci chiama, a Lui non importa che aspettiamo di avere sicurezze di qualunque natura, per poterci dare a Lui, perché ci ama così come siamo, ed è per questo che, guardando al nostro cuore, apprezza anche solo 10 minuti preziosi del nostro tempo offerti a Lui, piuttosto che aspettare magari solo quell’abbondante ora di adorazione settimanale programmata. Se la Madonna all’annuncio dell’angelo non avesse dato un sì così prematuro, povero, rischioso ma umile, il Signore non avrebbe potuto rivestirla della sua ricchezza attraverso Gesù. Purtroppo la tendenza della società moderna è quella di quantificare tutto, e questa abitudine incide non solo sul nostro stile di vita, ma anche sulle relazioni, rischiando di non donare più se stessi … se ho tempo ti chiamo … se ho tempo vado in Chiesa … se ho tempo gioco con i miei figli … se guadagno qualcosa in più faccio qualche opera di carità. E se tutto questo non c’è? Come ci facciamo strumenti di carità, del Signore in un mondo che attende testimonianze di vita veramente evangelica? Il Signore ci chiede di meditare sulle situazioni in cui anche noi sperimentiamo “una vedovanza”, una povertà che non sa arricchirsi della fiducia nel Signore: non offro un’ora di adorazione la settimana perché non posso mantenere questo impegno per sempre. “La farina della giara non si esaurirà”, ci dice il Signore, “non temere”, pensiamo a dare al Signore i nostri timori, affanni e povertà, perché Lui saprà arricchirci nei nostri deficit. Siamo chiamati perciò ad una fedeltà nel poco, ad una carità autentica che non si basa sul quanto si possiede, ad un sapersi donare anche se costa sacrificio, ad un rispondere alla chiamata del Signore soprattutto quando si è ricchi di se stessi per potersi spogliare di tutto, ad un sapersi donare col cuore, con il cuore di chi come Maria, sa ascoltare, custodire e mettere in pratica la Parola. Chiamati a vivere alla scuola del Vangelo, preghiamo la Divina Volontà perché possa infondere in noi la carità di Maria Santissima, perché possiamo amare e donarci al Signore con la stessa fiducia con cui lo ha amato Lei.

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