28:Feb

Lectio III Domenica di Quaresima - Anno C

Lectio Divina

Lc 13,1-9

Molto forte la Parola attraverso cui il Signore ci parla giungendo a questa III Domenica di Quaresima. Meditando le letture e il Vangelo risuonano nel cuore ...

queste parole di Gesù: “Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”. Sento che il Signore attraverso questa esortazione voglia scuoterci, desiderando, come Padre buono e misericordioso, che suoi figli camminino spediti verso una via di eternità, di santità, che siamo chiamati a costruire con impegno e con una fede salda, già sin da ora, pensando che la nostra vita terrena è proprio il concime con cui prepariamo il nostro “terreno celeste”. Il Vangelo di oggi attraverso gli insegnamenti di Gesù, ci ricorda che tutti siamo peccatori, siamo uomini e perciò fragili, “a rischio di cadute”, ma il Signore, liberandoci “dalla schiavitù dell’Egitto” attraverso il dono del suo Figlio Gesù, il nuovo Mosè, ci ha donato la sua Misericordia prendendo su di sé la nostra miseria. Quale il frutto di tanto Amore? Attraverso il dono della fede ogni giorno Dio ci incoraggia a contemplare “il roveto ardente che non si consuma”, ci chiama a fissare sempre più lo sguardo sul suo amore infinito, ci chiama a guardare Gesù, Amore incarnato del Padre. Quale il frutto di tanto Amore? Lasciamoci scavare da questa domanda che ci interroga “sul nostro operato spirituale”, sul nostro rapporto con il Signore, sulla nostra vita in relazione alla presenza di Dio viva ed operante con noi, in noi e per noi. Comprendiamo che l’invito di Gesù alla conversione, è un richiamo a stare sempre “dietro a lui”, a seguirlo, anche se ciò può constare fatica, difficoltà o incapacità di mantenere “il suo passo”. Ma la sua insistenza sui rischi che comporta l’indecisione a convertirsi, è chiara espressione del suo sguardo attento su di noi, della sua mano tesa ai nostri bisogni, dei suoi piedi pronti a venirci incontro perché non cadiamo nelle trame del peccato. È palese l’amore di Dio che ci dona Gesù come strumento di salvezza, chiamandoci ad imitarlo nella perseveranza, nell’obbedienza, nella fiducia, nella preghiera fervorosa soprattutto nelle tribolazioni, perché ci ricorda che lasciarsi cadere nelle reti del peccato significa mettere a rischio “la vita dell’anima”, esponendoci a “quel perire” a causa del peccato: sì, perché il peccato, di qualsiasi natura e gravità, è una morte del cuore, dell’anima e dello spirito. Il Signore ci dona tutti i mezzi per far sì che il terreno della nostra anima possa essere ben concimato, curato, ci dona Gesù, Colui che ha versato il suo sangue per la nostra redenzione e Colui che continua ad intercedere presso il Padre perché le nostre anime siano salve. “Ancora un anno” dice il vignaiolo al padrone, perché l’albero possa produrre frutti e non essere gettato via: con questa stessa Misericordia, con questa stessa tenerezza Gesù presenta al Padre le nostre anime, inchiodando sulla Croce i nostri peccati. La nostra vita, umana e spirituale, vale il Sangue prezioso di Cristo e non produrre frutti di vita eterna, ma solo del cibo che perisce, è sprecare il fiume di grazia che Gesù versa per noi. Guardiamo a Gesù, seguiamo Gesù, seguiamolo in questo tempo, in cui meditando la sua Passione, possiamo comprendere il valore di rispondere ogni giorno alla chiamata della conversione, a questo cammino di ritorno verso il Signore, il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe. Chiediamo perdono al Signore per le nostre mormorazioni, per tutte le volte che lo perdiamo di vista, chiediamo alla Vergine Maria, Madre di Misericordia di sostenerci con la sua fedeltà, con il suo sì pieno e totale al compimento della Divina Volontà, chiediamo a Lei di essere il faro che ci aiuta a vedere sempre Gesù, perché non cadiamo, perché ci convertiamo ogni giorno, perché possiamo essere alberi dai frutti buoni di cui il Padre possa gioire.

Ultima modifica il Giovedì, 25 Febbraio 2016 17:12
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