15:Mag

Lectio Domenica di Pentecoste - Anno C

Lectio Divina

Gv 14,15-16.23-26

Il Vangelo di domenica scorsa, ci ha fatto contemplare Gesù che, ascendendo al Cielo, raccomanda ai suoi discepoli di non allontanarsi da Gerusalemme ma di attendere “il dono promesso dal Padre suo” per essere “rivestiti di potenza dall’alto”. Come cantato nell’Inno delle Lodi, dalla Liturgia delle Ore per questo Tempo Pasquale, dopo l’Ascensione, “il piccolo gregge veglia con Maria nel cenacolo”: ...

la gioia che pervade i discepoli nel momento in cui Gesù ascende al Cielo promettendo di inviare loro il Paraclito, li conduce a “vegliare insieme” nell’unanimità della lode, della preghiera, dell’amore fraterno, con Maria. Essi erano dunque “un cuore solo e un’anima sola” … ed è proprio Maria il collante, Colei grazie alla quale si realizza questa unità, perché accogliendo ai piedi della Croce la Divina Volontà di divenire Madre dell’umanità, raccoglie i figli dispersisi alla morte di Gesù e, come Custode del gregge, li riconduce al Santo Ovile, ed è proprio in questa unità che Gesù può rendersi ancora presente … “dove due o più sono riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro”. Meditando la Parola di oggi, Domenica di Pentecoste, è già la prima Lettura dagli Atti degli Apostoli che manifesta la concordia tra i discepoli, essi infatti “si trovavano tutti insieme nello stesso luogo”: insieme hanno atteso, vegliato, pregato, lodato, benedetto Dio, ed insieme vengono “rivestiti di potenza dall’alto”, perché insieme nell’unanimità della chiamata e della missione possano portare avanti l’opera di Dio, permettendo a Gesù di rendersi presente ad ogni uomo “tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Il fragore dal cielo, il vento impetuoso, le lingue di fuoco, con cui il dono dello Spirito Santo viene elargito agli apostoli, manifestano la potenza dell’Amore di Dio che vuole avvolgere, rivestire e rinnovare ogni uomo, riscaldare ogni cuore, far sentire il calore di questo amore immenso, incomparabile e unico, proprio perché Divino e non umano. Nel Vangelo di oggi, Gesù, più che focalizzarsi sul dono in sé del Paraclito, richiama l’attenzione dei discepoli sull’importanza di “amarlo”, condizione essenziale perché il Padre e il Figlio possano raggiungere il cuore di ogni uomo e dimorarvi nello Spirito Santo. Amare Gesù significa amare il Padre non di un amore umano ma dimostrando di avere piena fiducia in Lui, permettendogli cioè di realizzare in ognuno di noi per mezzo dello Spirito Santo, “le sue grandi opere” così come ha fatto con Gesù. La Seconda Lettura di S. Paolo pone luce infatti sul contrasto tra lo spirito dell’uomo e lo Spirito di Dio, che si oppongono a vicenda, che possiamo leggere come conflitto tra il volere umano e la Divina Volontà, tra ciò che desidera, pensa, sente e vuole l’uomo nella sua “concupiscenza” e ciò che invece risiede nella mente di Dio per il bene di ciascuno di noi, della nostra anima, della nostra vita. Siamo coscienti che vivere della propria volontà soffoca e impedisce allo Spirito di Dio di agire in noi, di manifestarsi nella sua potenza. Gesù richiamandoci all’amore vero vuol farci riflettere se il nostro cammino è un continuo vegliare, se ci apriamo con maggiore generosità al Signore che, giorno dopo giorno, formandoci all’ascolto della sua Parola e dei suoi comandamenti, vuole renderci coscienti che siamo “figli adottivi”, “eredi di Dio e coeredi di Cristo”. Ma quale è questa eredità, questo tesoro di cui vuol arricchirci Dio se non il regalo della Divina Volontà, la Santità delle santità? Aprire la porta del cuore al Regno della Divina Volontà è la nostra unica testimonianza credibile di “saper amare Dio come ci insegna suo Figlio Gesù”. La nostra piena disponibilità al Signore garantirà sempre la presenza dello Spirito Santo in noi, perché nel donare il nostro fiat accoglieremo “la mano di Dio” che opererà in noi, con noi e per mezzo di noi. Dio vuole “arruolarci” al Regno della Divina Volontà perché possiamo divenire operai che lavorano per espandere sempre più questo regno d’amore, come ha fatto suo Figlio: Gesù compiendo il disegno del Padre, si è donato fino alla fine e dalla sua morte fisica è scaturita la “rinascita spirituale” delle anime, con la conversione, con la riconciliazione, con il ritrovare la strada perduta. Il Signore chiama anche noi a morire alla nostra volontà, ad un amore donato a Dio per la salvezza nostra e dei fratelli. Ringraziamo la Vergine Maria, perché è stata la prima ad accogliere il regalo della Divina Volontà che non ha tenuto per sé, ma che in Gesù ha donato e dona a tutti coloro che lo vorranno accogliere. Chiediamo la sua intercessione perché il nostro cuore possa essere sempre più liberato dal peccato in cui l’umana volontà ci fa cadere e crescendo nel desiderio della Divina Volontà, lasciamo che l’azione dello Spirito Santo possa con forza e potenza liberarci dai timori, guarirci dalle ferite, rivestirci della luce della Misericordia per rispondere alle miserie dell’umanità.

 

Ultima modifica il Giovedì, 12 Maggio 2016 13:38
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