05:Giu

Lectio X Domenica del Tempo Ordinario - Anno C

Lectio Divina

Lc 7,11-17

Molto bella la Parola che caratterizza questa X Domenica del Tempo Ordinario attraverso cui sperimentiamo l’efficacia e la potenza di Dio, che viene a visitarci “col suo amore e la sua misericordia”. In questo Anno Giubilare in cui il Signore ci invita a crescere...

nella conoscenza della sua Misericordia, massimo attributo di Dio, anche la Parola stessa ci aiuta a prendere coscienza di questo “Cuore compassionevole” che non si arresta dinanzi alle sofferenze dell’uomo. Sia nella Prima Lettura che nel Vangelo, in cui abbiamo meditato l’azione salvifica del profeta Elia, e di Gesù, riportando in vita l’unico figlio di una madre vedova, mi hanno colpito le risonanze che questi “miracoli” hanno generato, confermando nella donna della Prima Lettura e nella folla nel Vangelo, che ciò che il Signore vuole compie. La vedova di Sarepta di Sidone conosceva molto bene il profeta Elia e che era un uomo di Dio, così come i seguaci di Gesù avevano sperimentato tante volte la potenza taumaturgica della sua Parola, della sua preghiera. La Parola di oggi ci invita a guardare sempre più alla nostra vita con gli occhi della fede, molte volte constatiamo il divario fra il nostro sentirci cristiani e il testimoniarlo con le opere, nella vita di ogni giorno. Anche S. Paolo, nella seconda Lettura, afferma che pur ritenendosi un ebreo zelante, la sua condotta nel giudaismo era quella di perseguitare la Chiesa ferocemente. Tante o forse troppe contraddizioni risiedono anche in noi cristiani, e chissà quante volte anche noi, non testimoniamo l’essere di Cristo, nelle nostre ribellioni, nei nostri comportamenti, nell’incapacità di accogliere la Volontà di Dio sempre, vivendo una fede che risente dei nostri stati d’animo, oggi ci sentiamo domani no, atteggiamento frutto della volontà umana. Anche il Santo Padre in una delle recenti Omelie celebrate nella Casa S. Marta ha dichiarato che i cristiani che “tengono il muso” non possono ritenersi tali, perché il vero cristiano è Colui che segue il Cristo in tutto, testimoniando la gioia di vivere con Lui sempre anche nella sofferenza. L’afflizione, la sofferenza, spesso offuscano la nostra fede, portandoci addirittura a dubitare della presenza di Dio nella nostra vita o anche nella storia dell’umanità, ma proprio sono questi i momenti in cui, mettendo a dura prova la nostra fede, Egli sperimenta la nostra fedeltà e la nostra capacità nel perseverare, nel continuare a credere, a sperare come Maria, attendendo nel buio della morte, l’alba della Risurrezione. Se guardiamo alla sofferenza dell’umanità di oggi, e se il Signore permette che noi viviamo tali prove, è perché cresciamo nel testimoniare che solo in Gesù Cristo c’è la pace, solo in lui c’è l’amore, solo in lui non c’è potere, non c’è guerra, non c’è odio, non c’è cattiveria. Il Signore invita, a noi cristiani che siamo certi della sua vicinanza, a “visitare”, ad andare, ad annunciare, a non conformarci alle ideologie del mondo che portano solo all’autodistruzione. Sentiamoci responsabili nel nostro agire, in tutti gli ambiti dove viviamo, lavoriamo, ci muoviamo, di portare il buon profumo di Cristo, l’unico Figlio unigenito del Padre che può “risollevarci dalle nostre miserie”. Dio non si è scandalizzato della miseria di Paolo e convertendolo nella sua Misericordia lo ha reso “testimone ad gentes” coraggioso ed intraprendente forse più degli apostoli. Anche noi che tastiamo con mano la Misericordia di Dio che viene incontro alle nostre caducità, siamo chiamati a donarla sempre, rendendo gloria a Dio, per portare anche se afflitti, provati, un messaggio di speranza, di consolazione, di conforto, di vita a chi è nella tribolazione, a chi è sfiduciato donando il “sollievo della mano di Dio che vuole visitare ogni cuore e portare vita laddove c’è morte”.

Ultima modifica il Sabato, 04 Giugno 2016 22:14
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