19:Giu

Lectio XII Domenica del Tempo Ordinario - Anno C

Lectio Divina

Lc 9,18-24

Ringraziamo il Signore per la Parola che ci dona in questa XII Domenica del Tempo Ordinario, in cui risuona forte l’invito di Gesù a seguirlo. Mi piace notare come l’Evangelista Luca metta spesso in risalto l’esigenza di Gesù di ritirarsi “in luoghi solitari a pregare”, rivelando il suo continuo bisogno di porsi in ascolto del Padre, perché tutta la sua vita possa essere una reale manifestazione della Volontà Celeste.

I discepoli, i suoi più fidi, sono testimoni e partecipano di questa “dimensione spirituale”: Gesù e il Padre sono una cosa sola, “il Figlio dell’uomo” si nutre di questa costante comunione con il Divino, perché attraverso la sua umanità possa trasparire anche la sua natura Divina: Egli è venuto per rivelare il Volto Misericordioso del Padre. In questo contesto così intimo e di “deserto” Gesù pone ai discepoli una domanda, chiede loro cosa pensi di lui la folla, ed essi rendono presente le divergenti opinioni riguardo “l’identità” di Gesù che alcuni identificano con Giovanni Battista, altri con Elia, altri ancora con qualche profeta risorto. Cogliendo questo spunto Gesù sposta l’attenzione su ciò che pensano invece i discepoli stessi di lui, ponendo loro questa domanda così diretta: “Ma voi, chi dite che io sia?”. Mi piace cogliere questo “ma” iniziale, è come se Gesù stesso implicitamente si attende una risposta certamente diversa, perché i discepoli non sono gente comune, sono coloro che hanno scelto di stare con lui, di vivere insieme a lui, di camminare sulle sue orme. Pietro dice: “Tu sei il Cristo di Dio”, palesando questa relazione Padre – Figlio, perché Gesù appartiene a Dio, ed è il dono di Dio per l’umanità. Gesù è venuto nel mondo per testimoniare l’amore del Padre per ogni uomo e sa bene che questa “missione” sarà pagata a prezzo del suo Sangue, perché il rifiuto dell’uomo di accettare questa verità lo condurrà alla Croce. Gesù prepara i suoi ad accogliere “le difficoltà” che concorrono nel portare avanti il progetto di Dio, un progetto che coinvolge tutta la vita e dice: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua”. Il Signore lascia libera la nostra coscienza di accettare o meno di camminare dietro a lui ogni giorno con costanza e perseveranza, ma scegliendo di incamminarci sulla sua strada la condizione essenziale che ci permette di “stare dietro a lui sempre e dunque di seguirlo”, è quella di “rinnegare il proprio io”. Mettendo dinanzi agli occhi dei discepoli le sofferenze che dovrà subire, Gesù dimostra di essere stato il primo a “rinnegare se stesso”, mettendo da parte la sua volontà per adempiere in pienezza la Volontà del Padre. È questa la qualità che deve caratterizzare una vera sequela, perché scegliere di seguire il Signore, cioè di porre la propria vita, mettendo Lui al centro e fissando lo sguardo su di lui, significa accogliere il progetto di Dio, custodirlo e portarlo avanti. Quando diamo al Signore lo spazio di agire nella nostra vita, nella nostra anima, significa che mettiamo da parte le nostre idee, progetti, desideri, perché l’unica gioia è quella di rendersi strumenti nelle mani del Padre, cioè figli che si abbandonano nelle sue mani, che affrontano, che non si ribellano, che camminano anche senza vedere, che non ragionano troppo sulle cose, insomma figli che si fidano! Se ci riflettiamo, la pietra che spesso ci fa inciampare nel cammino è la volontà umana, quell’io che è così difficile da dominare, perché non ci lasciamo avvolgere pienamente dall’Amore di Dio, viviamo con il cuore diviso, c’è sempre una piccola parte che riserviamo a noi stessi. “Ma tu, chi dici che io sia”? Ponendo anche a noi questa domanda, Gesù ci invita a guardare a Lui, a considerare “il suo essere Figlio di Dio”, a constatare come ha vissuto, il frutto che ha portato il suo essere “obbediente” al Padre fino alla fine. Siamo dunque chiamati a riflettere sul nostro essere “Figli del Padre nostro Celeste”, se siamo figli che “fanno la Volontà di Dio” o se “vivono nella Divina Volontà”, perché c’è differenza: fare la Volontà di Dio è vivere da schiavi, ma vivere la Divina Volontà è essere figli. Dice Gesù nel Vangelo: “Chi vuole salvare la propria vita la perderà (colui che è succube della propria volontà umana e perciò schiavo), ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà, cioè colui che sceglie l’Amore gratuito di Dio e accetta la sofferenza del morire a se stesso, scopre in Gesù la vera libertà di spirito e la gioia di vivere nel “veliero della Fiducia” per riceverne salvezza, conversione, vita, per sé e i fratelli. Grazie Gesù perché sei il nostro dono più grande, perché sei la nostra gioia e la nostra pace, grazie perché ci chiami ad uscire dal nostro io per perderci nell’oceano di Misericordia di Dio Padre. Alla Vergine Maria, consegniamo la nostra umana volontà, perché la chiuda nel suo Cuore, donandoci la grazia di saper camminare e “seguire Gesù”, crescendo nel desiderio di vivere solo di Divina Volontà. Amen, Fiat!

Vota questo articolo
(1 Vota)
Torna in alto