Stampa questa pagina

07:Ago

XIX Domenica del Tempo Ordinario - Anno C

XIX Domenica del Tempo Ordinario - Anno C

Lectio Divina

Lc 12,32-48

Anche in questa XIX Domenica del Tempo Ordinario, ponendoci in ascolto della Parola del Signore, sentiamo come Egli ci parla in abbondanza e ci chiama a crescere nel dono della fede e della fiducia nel suo Divin Volere. In Vangelo odierno dipinto da San Luca si apre con un’esortazione alla speranza, al coraggio, alla perseveranza per tutto il popolo di Dio: “Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno”. Ancora una volta vediamo come il Signore si cala sulla nostra umanità e, conoscendo le debolezze e le difficoltà che incontriamo nella vita di tutti i giorni e che mettono continuamente alla prova la nostra fedeltà ...

 nel rispondere con sempre maggiore abbandono alla Volontà del Padre, ci sprona a non mollare. È sempre tanto emozionante il constatare come il Signore non si lascia condizionare dalla nostra “piccolezza”, dalle nostre incapacità, ma visitandole con il suo amore, ne fa un punto di forza, perché sa che solo se ci riconosciamo piccoli e indifesi dinanzi a Lui, possiamo costruire, perchè: “quando sono debole, allora sono forte”. I nostri padri nelle fede, come abbiamo ascoltato dalla Lettera agli Ebrei, hanno saputo vivere ancorati solo alla Parola data da Dio e su quella Parola hanno fondato la loro vita, le loro certezze, i loro dubbi e le loro speranze, ma senza mai mettere in discussione “la promessa di salvezza” del Padre Celeste. Dinanzi al male dilagante, emblema di un malessere interiore dell’uomo, è facile lasciarsi avvolgere dal dolore, dall’angoscia, dalla sofferenza, dall’incertezza, dal dubbio, dalla preoccupazione del domani, ma proprio tribolati dalla prova, siamo chiamati a riscoprire il dono della fede, della preghiera, del pregare con perseveranza e senza stancarsi, perché al Signore è piaciuto dare a noi il suo Regno e dunque siamo chiamati e scelti per essere operai di questo regno che lavorano trovando la forza nella certezza che Egli ci ama sempre. Comprendiamo oggi più che mai l’importanza di vegliare, di non permettere che le tribolazioni umane anche se fondate e di un certo peso, possano appesantirci tanto da intorpidire la nostra naturale vocazione di cristiani: porre fiducia cieca nella volontà del Padre, anche se con occhi umani essa si concretizza in qualcosa che ci è impossibile comprendere razionalmente. Abramo si mise in cammino, spinto dal Signore, senza sapere dove andava, non sapeva la meta, ma era certo di camminare non da solo, perché Dio Padre lo portava in braccio, lo sosteneva, lo guidava. Lasciarsi incantare dalla Divina Volontà chiedendo al Signore di aiutarci a disarmare l’umana volontà, è la vera chiave della gioia, della pace, della grazia, è lo stato di beatitudine celeste che siamo chiamati a costruire già su questa terra e proprio le prove, le lotte sono “il mezzo” che ci ricordano che possiamo e dobbiamo confidare solo nel Signore, trarre da Lui ogni bene e riporre in Lui ogni cosa. L’amore misericordioso di Dio ci attira verso il suo Cuore, chiamandoci a liberare il nostro da ciò che lo addormenta e ci invita a sollevare lo sguardo per mirare sempre più a Lui, non perché vuole renderci “sulle nuvole”, ma perché sempre più coscienti del male che il peccato comporta, possiamo aggrapparci nella fede al Signore, perseverando, vincendo le tentazioni, vivendo nel nome di Cristo Gesù. Non sciupiamo la grazia di essere sequela di Cristo, piccolo gregge, e chiediamo alla Torre del Gregge, la Beata Vergine Maria, di custodire la nostra fede cristiana, perché attendendo con “le lampade accese” la venuta di Gesù, tutto in noi e attorno a noi parli di fiducia, di speranza, di attesa fervorosa e soprattutto, in un mondo che convive con la miseria umana, materiale, spirituale, la nostra vita ad immagine del Santo, parli in maniera credibile e concreta, di misericordia.

Vota questo articolo
(0 Voti)