28:Set

XXVI Domenica Tempo Ordinario - Anno A

Mt 21,28-32
Chi dei due figli ha compiuto la volontà del padre? Anche oggi la Parola ci porta a riflettere sull’importanza dell’obbedienza a Dio, vissuta non nel passivo servilismo, ma nella libertà del vivere con gioia e coscienza, l’essere nella Divina Volontà, donando un colpo d’ala, una svolta alla nostra vita, gettando via le maschere che ci rendono dei cristiani di facciata, degli uomini che credono di credere in Dio solo per le opere che compiono anche se il cuore … il cuore è altrove,

il cuore segue ciò che l’io dell’uomo desidera. Questa doppiezza di cuore emerge proprio nel Vangelo, attraverso la parabola dei due figli che vengono chiamati dal loro padre a lavorare nella vigna ed è attraverso i due contrastanti atteggiamenti tra ciò che pensano e ciò che poi fanno i due figli, che ci viene offerto lo spunto di riflessione su come noi cristiani, figli del Padre celeste, viviamo la nostra chiamata nella vita, ogni giorno, con tutte le sue dinamiche, le sue relazioni, con tutto ciò che la riguarda. Constatiamo che in entrambi i figli c’è un’incoerenza, perché il primo figlio ammette di non avere voglia ma poi va’, invece il secondo acconsente subito alla richiesta del Padre, ma a questo suo assenso non segue un’azione che ne conferma la risposta. Quale dunque la differenza? Il cuore, ciò che si coltiva in esso, perché la sincerità del primo figlio, la sua verità, mette a nudo la sua debolezza, non si sente pronto ad andare, non gli va’, ma poi si pente, c’è cioè un ritorno in se stesso, un comprendere che sta sbagliando, che quel no lo porterà sul binario sbagliato, lo porterà su quella via di male che come ci dice il profeta Ezechiele, conduce l’uomo alla morte. Questo figlio, proprio nella sua debolezza sperimenta che solo obbedendo, credendo nel padre il suo cuore ritrova la sua pace e, contro ogni difficoltà, si fida e perciò si muove verso la vigna che ne attende la sua operosità. Invece l’io del secondo figlio, lo fa sbandare, lo rende doppio, perché acconsente con le labbra ma non con il cuore, sfociando nel mettere in atto la propria volontà, assecondando i propri desideri umani, carnali e, cedendo al proprio io, si allontana da quell’obbedienza paterna fonte di ogni grazia e bene. E noi? Quale atteggiamento nutriamo nei confronti del Padre? Spesso siamo così feriti nelle nostre relazioni materne e paterne che rifiutiamo proprio l’idea di doverci abbandonare nelle mani del Signore, perché trasponiamo in Dio l’immagine distorta dei nostri genitori, rifuggendo perciò dall’Amore divino che invece ci chiama proprio perché vuole guarirci e così continuiamo a farci del male. Ecco allora il salto che ci chiede oggi Gesù di fare: abbandonare la vecchia condotta, decidersi per il Signore, convertire il cuore, recuperando quell’atteggiamento di figli obbedienti che ci appartiene, figli che cioè ascoltano la voce del Pastore e lo seguono ciecamente, senza compromessi, senza dubbi, ma solo con la certezza che se il Signore ci chiama esigendo il nostro aiuto per la sua vigna, è perché ha un progetto su di noi e a noi spetta soltanto dire si, credere, dimostrando di avere gli stessi sentimenti di Gesù Cristo, che nella sua umanità incarnò un’obbedienza fiduciosa, una povertà amorevole, una castità luminosa, una piccolezza espressione di una comunione piena col Padre. Riflettiamo e chiediamo al Signore di liberare il nostro cuore da ogni doppiezza, dal peccato, da ogni ferita che, legando il nostro cuore a tutto ciò che è umano, ci attirano verso terra. facendoci essere uomini che dicono e non fanno, o che fanno ma senza una piena coscienza. Se oggi il Signore ci chiede di adempiere la Divina Volontà, è perché desidera da noi quel si che significa accettare con umiltà, con amore, con fiducia, con abbandono filiale, la mano del Padre che conduce certo alla vita. Invochiamo e rivolgiamoci a Maria, perché guardando alla sua umiltà di figlia, possiamo imitarne la fede, la generosità, l’apertura di cuore, la trasparenza verso Dio. Vergine Madre, donna del sì, rinforza il nostro cuore perché con amore e per amore possiamo accogliere l’invito del Padre che chiamandoci a conversione ci dice: Le mie pecore ascoltano la mia voce, io le conosco ed esse mi seguono …

Ultima modifica il Venerdì, 28 Novembre 2014 17:25
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