Lectio Divina
Lc 16,1-13
Ringraziamo il Signore per la Parola che ci dona in questa XXV Domenica del Tempo Ordinario, della quale sono molto forti le parole con cui si conclude il Vangelo, che diventano per ciascuno di noi un invito a crescere sempre di più nella testimonianza di una vita vissuta alla luce degli insegnamenti di Cristo: “Non potete servire Dio e la ricchezza”.
La Parola di oggi ci lascia interrogare nell’intimo, ponendo luce sul nostro modo di vivere, sulle nostre abitudini, sul nostro stile di vita, perché sono tante le “ricchezze” che senza accorgercene ci fanno “essere del mondo”, pur essendo chiamati, come naturale vocazione cristiana, a “vivere nel mondo ma senza appartenervi (cfr. Gv 17,14)”. Gesù nel Vangelo odierno opera questa distinzione riferendosi ai discepoli e alla sua sequela, come “figli della luce”, accentuandone la differenza con “i figli di questo mondo”. E noi di chi ci facciamo sequela? Focalizzandoci sulla nostra vita, possiamo affermare con certezza di vivere in coerenza con quanto ci dice Gesù, ossia “illuminati dalla luce della sua Parola”, dalla grazia Sacramentale dell’Eucarestia con la quale entriamo in comunione con Cristo per essere suo Corpo, da un ascolto continuo dei suoi insegnamenti? Guardiamo al nostro cuore e sicuramente troveremo ancora delle doppiezze, che ci allontanano da quell’unicità dell’amore a cui ci chiama il Signore. Sono tanti “gli idoli” che appesantiscono il nostro cammino, la nostra volata verso la santità, che ci danno preoccupazione, che ci fanno affannare, che ci rendono vanitosi, egocentrici, e molto ripiegati su noi stessi, che non ci fanno aprire all’altro, al prossimo, perché concentrati su noi stessi. Il Santo Padre, dall’inizio del suo apostolato, ha sempre richiamato noi cristiani a rivedere le nostre abitudini, a convertirci verso uno stile di vita sempre più sobrio e meno “occidentalizzato”, fatto di consumismo, di spreco, di “ricchezze” che ci rendono poveri, incapaci di essere “artigiani della misericordia”, di mettere in pratica le “Opere di misericordia” che, soprattutto in questo Anno Giubilare che ormai volge alla conclusione, siamo chiamati a vivere, ma non tanto per vedere quanto siamo bravi nel fare carità, ma perché aprendoci e donandoci verso l’altro, possiamo riscoprire la vera “ricchezza”, la bellezza di vivere concretamente alla scuola di Gesù, perché tutta la nostra vita, in un dinamismo d’amore, giorno dopo giorno possa trasformarsi ad immagine della vita di Cristo, sempre rivolta al debole, al bisognoso, all’indigente, al povero. Il mondo ha bisogno della “luce” di Cristo, che è verità, trasparenza, legalità, moralità, carità, giustizia, pace, equità, tutti valori che l’egoismo, “la scaltrezza” e la brama di potere degli uomini ha cancellato e che nel tempo stanno portando frutti di morte e sofferenza, a scapito dei più deboli. In occasione della Giornata di pace istituita dal Santo Padre, vissuta ad Assisi, a distanza di 30 anni dalla prima istituita da S. Giovanni P. II, alla presenza di autorità civili e religiose di tutto il mondo, il Papa ancora insiste sul non essere “indifferenti al grido dei fratelli” privati di ogni “ricchezza materiale e spirituale”, privati del diritto di vivere come noi e di questo tutti noi siamo responsabili quando chiudiamo le porte del nostro cuore e dei nostri Stati trincerandoci nelle nostre “ricchezze”. Chiediamo alla Vergine Maria Madre della Misericordia di donarci sempre il tesoro più grande, Gesù, perché illuminati dallo splendore della sua luce, possiamo scegliere di cambiare rotta, di progredire nel cammino con un cuore sempre più indiviso, impegnandoci a seminare in noi e attorno a noi germi di amore, speranza, gioia, perdono e misericordia.
Allegati
- 18-09-2016_XXV_Domenica_Tempo_Ordinario.doc Scarica il file