06:Nov

Lectio XXXII Domenica del Tempo Ordinario - Anno C

Lectio Divina

Lc 20,27-38

Il mese di novembre si è aperto liturgicamente con la celebrazione della solennità di “Tutti i Santi” seguita poi, giorno due, dalla “Commemorazione di tutti i fedeli defunti”; sono eventi che, per noi cristiani, diventano l’occasione per manifestare l’intima comunione in Cristo tra i fedeli vivi e defunti ed in questo veniamo rafforzati nella nostra fede. Chiamati come battezzati a camminare sin da questa terra per una via di santità e guardando, con gli occhi della fede verso la Patria celeste che ci attende, esprimiamo perciò, non solo con le labbra nella professione di fede, ma nella nostra vita cristiana, il dogma del Simbolo apostolico: “Credo nella Comunione dei Santi, la remissione dei peccati, la Resurrezione della carne, la vita eterna”. ...

Siamo consapevoli di essere, in virtù del nostro Battesimo, membra vive del Corpo mistico della Chiesa, il cui capo è Cristo e, istruiti dal Catechismo della Chiesa Cattolica, sappiamo che la Chiesa vive in una triplice dimensione: Militante cioè le schiere dei cristiani che qui in terra militano per la diffusione del suo Regno; Purgante cioè coloro che, dipartitisi da questo mondo, necessitano di scontare nell’altro la pena temporale che avevano contratto per le loro colpe e che non ebbero tempo di soddisfare quaggiù; Trionfante cioè coloro che, perfettamente purificati dal peccato, sono associati al trionfo di Cristo e godono in Lui il riposo eterno. In virtù della “Communio Sanctorum”, cioè della Comunione dei Santi, noi, Chiesa Militante, realizziamo questa comunione con i nostri fratelli gloriosi della Chiesa Trionfante, venerando e chiedendo l’intercessione presso Dio dei Santi in favore dei viventi; inoltre manteniamo viva la relazione con la Chiesa Purgante, perché comprendendo le pene in cui si trovano immerse tante anime, con i suffragi, quali: la Messa, le indulgenze, le preghiere, le opere di Misericordia corporali e spirituali e altri atti di devozione, ci impegniamo perché siano ad esse abbreviate le pene che patiscono. Le anime purganti da parte loro pregano per le anime militanti e, giunte al possesso della gloria, intercedono presso Dio per esse. Questa XXXII Domenica del Tempo Ordinario, si innesta nell’ottavario della “Commemorazione di tutti i fedeli defunti” e la Madre Chiesa in questi otto giorni, ci dà la grazia di poter applicare l’indulgenza a favore dei nostri fratelli defunti, un modo con cui il Signore ci chiama a rinnovare e non sciupare questa intima relazione fra “Cielo e Terra”. Come Chiesa Militante, anche la Parola che il Signore ci dona quest’oggi, ci invita a vivere senza staccare il nostro sguardo dal Cielo, protesi verso la vita eterna, in virtù del Dio in cui crediamo, come ci dice il Vangelo: il “Dio non dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui”. Viene spontaneo chiedersi: “Viviamo per il Signore?”, si, Lui è il Signore dei viventi, cioè di coloro che, morti al peccato, vivono di Cristo, con Cristo e per Cristo e noi come Chiesa in cammino, possiamo dire di essere testimoni viventi della Risurrezione, cioè di essere coloro che ripongono tutto, gioie e dolori, nelle mani del Signore? La Prima Lettura dal Libro dei Maccabei, ci fa riflettere su quanto forte sia la nostra fede, sino a che punto siamo capaci di “morire a noi stessi” lasciando che sia Cristo ad emergere, perché è proprio nella debolezza che Lui può manifestare la sua gloria, se glielo permettiamo. Nella capacità di vincere la morte, in questo caso fisica, in virtù della speranza di risorgere con Cristo, vi è la richiesta implicita di divenire non eroi, ma modelli di fede, riuscendo a fare nostra la virtù di vincere ogni morte, umana o spirituale. Con questo messaggio il Signore ci introduce verso la vita nuova nella Divina Volontà: andare incontro alla morte della nostra umana volontà, con le sue passioni, desideri, progetti, anche se buoni, per far risorgere in noi la Volontà del Padre. Spesso nelle scelte che facciamo, o in ciò che viviamo, ci lasciamo vincere dal dubbio, dalle preoccupazioni, dalla sfiducia, dall’insoddisfazione, perché mossi dal nostro io, portiamo avanti ciò che non rientra nella Volontà del Padre, con il risultato di lasciar deluse le nostre aspettative. Con amore sempre rinnovato, il Signore ci sprona ad abbandonarci con fiducia nelle sue mani, “un morire per Lui” perché possiamo con Lui risorgere non solo quando Egli alla fine dei tempi, ci darà un corpo glorioso, ma già sin da ora e così poter propagare con la nostra vita la luce del vivere “come figli di Dio”, “figli della Risurrezione”. Il dono della Divina Volontà, cioè il chiedere al Signore di vivere in noi, in ogni pensiero, in ogni respiro, in ogni battito del cuore, in ogni passo, in ogni parola, in ogni azione dalla più umana alla più celeste, renderà visibile a noi questa “intima comunione tra l’umano e lo spirituale”, come il Figlio vissuto in comunione con il Padre, e ci renderà coscienti che il Cielo è già su questa terra. Desiderare di vivere nella Divina Volontà è la realizzazione di ciò che chiediamo quando rivolgendoci al Padre diciamo: “Sia fatta la tua Volontà, come in Cielo così in terra”. Se già sin da ora chiediamo questa grazia dicendo alla Divina Volontà di venire in noi, acconsentiamo che sia Gesù a compiere attraverso di noi tutto, tranne il peccato; allora, abbiamo la possibilità, con la vita nella Divina Volontà di purificarci nel corpo, nella mente, nel pensiero, nelle azioni, nelle parole, nei gesti, nello spirito, vivendo la Santità delle santità per prepararci a compiere, quando il Signore vorrà, il passo che ci porterà dinanzi alla Divina Volontà stessa, accogliendoci in Cielo, grazie alla caparra preparata come pellegrini qui sulla terra. Chiediamo alla Vergine Maria, Regina del Divin Volere, di donarci l’umiltà del cuore, perché morendo al nostro io, Dio possa risorgere in noi e così camminare militanti verso la vita che non muore.

Ultima modifica il Sabato, 05 Novembre 2016 09:59
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