Lectio Divina
Mt 6,24-34
Ringraziamo il Signore per la Parola che in questa VIII Domenica del Tempo Ordinario ci lascia pieni di speranza ma anche ricolmi della tenerezza di Dio Padre che non cessa di rivelarci e dichiararci il suo amore. Sentiamo infatti tutta la paternità di Dio nelle parole che ci giungono attraverso il profeta Isaia: “Io non ti dimenticherò mai”, perché “anche se una madre si dimenticasse del proprio bambino”, Dio non si dimentica mai di noi, per Lui noi siamo “la pupilla dei suoi occhi” e il suo sguardo è sempre fisso su di noi.
Certo queste parole ci donano tanta gioia, tanta consolazione, ci donano tutto quello di cui abbiamo bisogno, soprattutto colmano il nostro perenne bisogno di sentirci amati; spesso però, rifiutiamo questo amore di Dio gratuito ed incondizionato perché preferiamo ricercarlo in altro: negli affetti umani, nelle cose materiali. Ecco allora la Parola di oggi, ci invita in fondo a riscoprire l’inestimabile valore dell’essere figli amati di Dio, a riscoprire il valore di questa Paternità, chiedendoci realmente chi è per noi Dio e quale posto occupa nella nostra vita, nel nostro vivere quotidiano. Anche nel Vangelo Gesù esorta i suoi discepoli a prendere una decisione, dice infatti: “Nessuno può servire due padroni, non potete servire Dio e la ricchezza”. Gesù ci sprona a guardare dentro il nostro cuore, un cuore diviso è infatti un cuore indeciso, un cuore che ama sì, ma a metà; molte volte anche senza una piena coscienza, sottovalutiamo il valore che diamo a tutto ciò che per noi è ricchezza e Dio si trova tra queste cose, non accorgendoci che certamente tutto ciò condizionerà il nostro modo “di servire Dio”. Gesù parla di questo servizio, del non poter servire due padroni e questo se ci facciamo caso implica una schiavitù che noi calziamo. In fondo chi di noi può dire di essere libero dal telefonino, dalla mondanità, dagli affetti, dal desiderio di possedere, dal denaro? Se analizziamo il nostro rapporto con queste cose, ci sentiamo veramente assoggettati da essi, perciò sono i nostri padroni, perché permettiamo che essi condizionino le nostre scelte, il nostro modo di vivere, la nostra personalità. E Dio? L’idea di metterci al suo servizio, che Lui possa essere “padrone” della nostra vita, che possa “condizionare” la nostra libertà, ci fa paura e ci allontana sempre più da Lui ridimensionando lo spazio, spesso annullandolo, che Lui dovrebbe occupare nella nostra quotidianità. Ecco allora che ci dimentichiamo di avere un Padre, che pensa a noi, che ci ha creati per amore e con amore, un Padre dal quale lasciarsi amare, lasciarsi guidare, un Padre nella cui volontà abbandonare tutte le nostre preoccupazioni ed affanni, frutto solo della nostra autosufficienza, un Padre che ha bisogno della nostra fiducia perché Lui possa prendersi cura di noi in tutto e per tutto. Alle porte ormai del Tempo Quaresimale, accogliamo questa Parola d’amore e lasciamoci lavorare da essa, perché il nostro cuore possa liberarsi da ciò che lo separa da Dio, liberarsi da ciò che ci rende schiavi, liberarsi per riacquistare quella originaria paternità che ci rende figli felici, perché a servizio della Volontà di Dio, nella quale risiede la nostra gioia e la nostra pace. La Vergine Maria ci accompagni donandoci la luce di Gesù come lampada che rischiara i nostri passi in cammino verso l’amore e la misericordia di Dio Padre.