Lectio Divina
(Gv 4,5-42 (forma breve: Gv 4,5-15.19-26.)
Accostandoci alla Parola che ci viene donata in questa III Domenica del Tempo di Quaresima, vediamo come il Signore viene a dissetare la “sete della nostra anima”, per la quale la Parola è nutrimento vitale, è forza, è sostegno e cibo spirituale. Come “gregge del suo pascolo”, noi fedeli, dunque, non possiamo e non dobbiamo fare a meno di “ascoltare la voce del Signore”, che come buon Pastore ci guida e ci conduce “su pascoli erbosi e ad acque tranquille” (cf. Sal 22,2).
È di questa consapevolezza che il Signore vuole arricchirci sempre di più, manifestandosi, attraverso Gesù Cristo, nel Vangelo odierno, come “l’Acqua viva”, cioè come Sorgente infinita di grazia che sgorga per tutti e zampilla affinché tutti, attingendo ad essa, possano estinguere la loro sete. Anche oggi il Signore ci dichiara il suo amore, rivelando il suo bisogno di “ritrovare l’uomo”, l’uomo che ha sete di Dio e che si è perduto, a causa del peccato, rompendo il dialogo e la comunione che il Creatore aveva intessuto con lui sin dall’eternità. Sentiamo quanto questa Parola sia attuale, e ancora una volta vediamo come Dio si rivela Padre per ciascuno di noi, percependo “la sete spirituale” dei suoi figli, una sete inestinguibile perché frutto della volontà umana. Dio ci ha creati per amore, donandoci la libertà di agire, di scegliere, di lasciarci guidare dalla luce della coscienza in cui si annida il nostro innato desiderio di essere felici. Attraverso Gesù, Dio rivela a noi la fonte di questa felicità che è Lui stesso: è Lui che dobbiamo cercare, è a Lui che dobbiamo tendere, è in Lui che dobbiamo credere, per poter vivere beati già sin da ora. Prima del peccato originale, tra l’uomo e Dio esisteva questa comunione che è stata infranta con la caduta dell’uomo nel peccato; da quel momento è sempre Dio che va alla ricerca dell’uomo, innescando in lui il desiderio di amarlo, conoscerlo e chiamandolo a rispondere all’Amore. È quello che vediamo nel Vangelo di oggi: è Gesù che si rivolge alla donna Samaritana, quindi non Giudea e inizia con lei un dialogo; il fatto poi che sia donna e che non sia Giudea, contro la cultura di quel tempo, ci fa comprendere ancora di più l’immenso amore di Dio che auspica la salvezza di tutti nessuno escluso: desiderio di salvezza proferito nelle parole di Gesù “Dammi da bere”. Queste parole intrise d’amore ci fanno pensare alle parole che Lui stesso dice sulla Croce: “Ho sete”. Sì, il Signore arde di amore, di compassione, di misericordia per ciascuno di noi e non teme di rivelarcelo con semplicità, ma in questa semplicità sentiamo la profondità “delle sue viscere materne” che si commuovono per ognuno di noi. Come poter corrispondere a questo amore, a questa sete di Dio? Ce lo rivela sempre Gesù quando dice che “il suo cibo è fare la volontà del Padre”. Rinunciare all’umana volontà, che ci devia verso le acque inquinate del nostro io, è il modo di corrispondere all’amore del Signore, è accogliere l’Acqua che Egli desidera donarci, ossia la sorgente inesauribile della Divina Volontà. Vivere di questo dono, ci farà sperimentare “il non avere più sete in eterno” di cui parla Gesù. Riconoscendoci bisognosi di voler “adorare il Padre in spirito e verità”, chiediamo al Signore la grazia, in questo tempo di Quaresima, come frutto di un cammino spirituale proteso alla conversione, di voler rinunciare alle tentazioni del nostro io e per fare questo cerchiamo nella Parola di Dio, di cui Cristo è il centro e il cuore, la fonte della nostra luce, perché essa possa rivelarci sempre più la Verità; esponiamoci al Sole divino nell’Adorazione eucaristica, perché contemplando il Verbo, possiamo ritrovare noi stessi creati a immagine di Dio Padre Creatore; alimentiamo la nostra fede arricchendoci spiritualmente attraverso i testi (come il Catechismo della Chiesa Cattolica) che la Madre Chiesa ci dona, come luce per la nostra vita morale, sociale, personale di cristiani; nutriamoci del Cibo Eucaristico, anche ogni giorno, per liberare la nostra anima e il nostro cuore dalla tendenza a peccare; accostiamoci con maggiore frequenza al Sacramento della Riconciliazione con umiltà, con pentimento, perché riconoscendoci bisognosi del perdono di Dio anche noi possiamo elargire agli altri la stessa misericordia, imparando così a debellare i vicini nemici che si annidano spesso nel nostro cuore: l’orgoglio, la superbia, la vanagloria ecc … Tanti sono i “pozzi” che Dio ci dona e a cui attingere, e unica è la Sorgente: “Gesù Cristo”, in cui risplende la rivelazione divina. Chiediamo alla Vergine Maria, fonte dell’Acqua Viva, di aiutarci a non indurire il nostro cuore, ma di ascoltare la voce del Signore accogliendo Gesù, il “Salvatore del mondo”!