18:Mar

Lectio V Domenica di Quaresima - Anno B

Lectio Divina

Gv 12,20-33

Continuando il nostro cammino verso la Pasqua, ci rendiamo conto di come la Parola di Dio che ogni giorno ci accompagna e che ascoltiamo, sia “concime” per il terreno della nostra anima: Dio come un paziente agricoltore, si prende cura della “sua vigna”, ne estirpa le erbacce, la rende monda, la concima, la zappa, la abbevera, la prepara perché sia idonea alla coltivazione e, una volta seminata, non l’abbandona, ma vigila, custodendola, perché possa produrre frutti buoni per sé e per gli altri. Così è per noi la Parola che Dio ci dona, ...

è il mezzo con cui Egli nutre i suoi figli, la via con cui ci fa udire la sua voce rivelandoci la sua Volontà. Il “Verbo si è fatto carne” ed è venuto tra noi attraverso Gesù, Rivelazione della Misericordia di Dio per gli uomini, “Alleanza nuova” attraverso cui Dio può salvare definitivamente ogni uomo che lo accoglie nella sua vita. Nel Vangelo di questa V Domenica di Quaresima, Gesù ci dimostra tutta la sua obbedienza al Padre: Egli è pronto ad “essere glorificato”, ad “essere innalzato da terra” nell’albero della Croce, per “attirare tutti a sé”. Gesù perde la sua vita umana, perché tutti gli uomini possano ereditare una vita nuova in Lui. Egli a chi dice di volerlo conoscere, come Filippo, dischiude la via che conduce a Lui: la via dell’umiltà, dell’obbedienza, della docilità, della rinuncia al proprio io, dell’idolatria o mondanità, la via “stretta” che Lui stesso è il primo a percorrere, perché gli altri possano seguirlo e, nell’imitarlo, trovare salvezza eterna. L’anima di Gesù è turbata, ma questo turbamento non affievolisce la sua missione, ossia la ferma decisione di adempiere la volontà del Padre: affrontare la prova del Calvario, il dolore della Croce testimonia un io perduto in Dio. Egli è il “seme che, se caduto a terra non muore, rimane solo, se invece muore, produce molto frutto”. Andare incontro alla morte segna l’inizio della vita per coloro che giacciono nella morte spirituale e Gesù sapendo che la Risurrezione sarà la vittoria su ciò che apparentemente pone fine alla sua vita, dona se stesso perché tutti possano cogliere questo Dono inesauribile. L’obbedienza, l’abbandono fiducioso di Cristo nelle mani del Dio, rivela l’Amore che Dio nutre per tutta l’umanità: “l’annientamento” del Figlio è passaggio obbligatorio perché Lui stesso possa divenire “ponte” tra Dio e l’uomo: “Gesù, pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono”. Anche noi discepoli di Cristo, il Servo di tutti, siamo chiamati a seguirlo e questa sequela è la ferma decisione di volersi convertire ogni giorno, “perdendo la nostra vita”, ossia mettendola a servizio di Dio e dei fratelli, soprattutto i più deboli. Gesù desidera sì che “lo vediamo”, e vuole che lo guardiamo là, Crocifisso, in quell’atteggiamento di resa e di massima Misericordia per tutti. Seguire Gesù, lungo la Via della Croce, manifesta il nostro anelito nel voler crescere spiritualmente, deponendo tutta la nostra umana volontà nel Cuore di Dio, perché Lui, con la forza del suo Amore, possa “glorificarci”, compiendo in noi il suo Divin Volere. Guardando la Croce impariamo la via “dell’infanzia spirituale” e, per percorrerla, invochiamo l’aiuto della piccola Maria, perché ci insegni a spogliarci di noi stessi e a combattere, con l’arma della “fiducia nella Parola di Dio”, la quotidiana battaglia spirituale tra l’uomo vecchio, corrotto dal peccato e l’uomo nuovo che profuma di perdono, di riconciliazione e di vita nuova in Cristo, Salvatore del mondo.

Ultima modifica il Venerdì, 16 Marzo 2018 14:36
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