Oggi nelle famiglie non si riesce più a dire grazie, a chiedere scusa, ormai tutto è scontato e si fa ciò che si vuole, invece ho sperimentato quanto sia necessario comunicare perché ciò che unisce una famiglia è il dialogo, il confronto, l’occuparsi l’uno dell’altro senza violenza, senza rancore, senza malizia, senza parlare male l’uno dell’altro, mantenendo la calma anche se ci sono problemi grandi o piccoli. I genitori che si aprono al dialogo, sapranno essere attenti ai bisogni dei figli, chiedendo loro se va tutto bene, donando un perdono se sono mancate delle attenzioni, aprendosi ai loro gesti d’amore o donando loro questo amore che spesso viene negato a causa degli impegni di lavoro, della casa o dei problemi.
Io ho vissuto in prima persona i due aspetti, positivo e negativo, dell’ambito familiare. Ho sperimentato quando una famiglia convive con la violenza, con il disprezzo e ho compreso che bisogna affidarsi a Dio chiedendo il dono della pazienza, della mitezza, della concordia, solo Lui infatti può colmarci di ciò che abbiamo bisogno attraverso il dono dello Spirito Santo. Ma ho anche sperimentato l’amore che vive in una famiglia che fa di Cristo il centro del proprio vivere, attraverso un ritiro spirituale che ho fatto, approfittando delle vacanze scolastiche, a Messina nella Fraternità del Piccolo Gregge; ho avuto grazia di capire e di constatare quali sono le caratteristiche su cui fondare l’amore in una famiglia: sicuramente mettere Dio al primo posto, prima del lavoro e di qualunque altra cosa, perché soltanto così possiamo amare noi stessi e il nostro prossimo, avendo coscienza che senza di Lui siamo nulla.